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Il testo esplora dal punto di vista pedagogico il ruolo della materialità nelle pratiche di autogestione del diabete di tipo 1, una malattia cronica in cui il corpo di centinaia di migliaia di persone interagisce con tecnologie, procedure e oggetti senza i quali non potrebbe continuare a vivere. Attraverso l'Actor-Network Theory e i risultati di una ricerca sul campo, il volume intende accompagnare il lettore all'interno dell'indistricabile intreccio salute-malattia che caratterizza l'universo della cronicità per interrogare la miriade di interazioni paziente-artefatti e ricostruire le reti sociali e materiali che rendono possibile ogni giorno le pratiche di autogestione. L'ipotesi da cui muove lo studio presentato nel testo è che gli artefatti tecnici impiegati in queste reti, lungi dall'essere solo strumenti passivi di cura, impattano sulla vita del paziente generando numerosi effetti, alcuni dei quali di natura formativa. L'autogestione rivela così il suo duplice volto: dispositivo medico utile alla sopravvivenza e, al tempo stesso, potente dispositivo formativo. Tuttavia, se il dispositivo medico e la sua utilità sono comunemente riconosciuti, il dispositivo formativo resta nell'ombra e il paziente si trova a subirne gli effetti. È proprio questo dispositivo latente che nel testo diventa oggetto di studio per poi individuare dei punti di attenzione che consentano di riconfigurare pedagogicamente l'esperienza dell'autogestione al fine di sostenerne i processi formativi e ridurne i disagi. Si delineano così nuovi orizzonti di cura del paziente diabetico di tipo 1 in cui la dimensione medica e quella educativa dialogano insieme in un approccio integrato. Il libro si rivolge a quanti interessati per ragioni di studio agli impatti della materialità in ambito socio-sanitario, ai professionisti che a vario titolo attraversano luoghi e pratiche di cura e a tutti quei pazienti diabetici che desiderano scoprire una nuova chiave di lettura per risignificare l'esperienza che vivono.